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Paraboot: la scarpa resistente e duratura che viene dalla Francia
Pubblicato il 08.12.2024PARABOOT: la scarpa resistente e duratura che viene dalla Francia
Presente in ogni continente, Paraboot produce in Francia da quasi 100 anni, da mani esperte di uomini e donne.Autenticità, qualità e fascino per un prodotto vero e naturale sono le caratteristche che contraddistinguono le scarpe Paraboot.
Il marchio, nasce nel 1908 ad Izeaux, piccolo paese ai piedi delle alpi francesi, dove nel 1878, nasce Rémy-Alexis Richard. Da ragazzo lavora in una delle fabbriche di calzature della zona ma una volta acquisita la giusta esperienza, decide di lanciarsi nel mondo delle calzature creando la propria linea di scarpe, e, per saltare il passaggio degli intermediari, si reca direttamente a Parigi per poter vendere le sue creazioni ai suoi primi clienti.
Il successo è immediato e la sua idea funziona!
Nel 1910 sposa Juliette Pontvert, fonda la Richard-Pontvert e lancia il brand “Chaussures Extra”, una collezione di scarpe raffinate. Nel 1920 registra il marchio Galibier. Da Parigi a Londra, ad Amsterdam, Rémy Richard viaggia moltissimo per lavoro e nel 1926 si reca negli Stati Uniti.
Durante i suoi viaggi, Rémy Avendo un occhio attento all’innovazione, nota gli stivali in gomma indossati dagli americani e in particolare il nuovo utilizzo del materiale chiamato lattice che risulterà innovativo per le calzature dell’epoca. Nel 1926 la gomma entra nel DNA delle calzature Paraboot e Rémy inizia a produrre stivali in gomma come quelli degli americani.
Nel 1927 registra il marchio Paraboot , da Para, il porto dell’Amazzonia dal quale veniva esportata la gomma e boot, dalla nuova e particolare calzatura scoperta negli Stati Uniti.
Parallelamente ad uno scarpone tecnico allacciato, crea alcuni modelli “light-duty” per architetti, geometri e veterinari. E così è nato il modello “Morzine”. Nel 1945, fu il leggendario “Michael” che vide la luce.
Paraboot_Michael
Julien Richard doveva trovare nuovi punti vendita ovunque ci fosse bisogno di scarpe specifiche e tecniche e trovò ciò che cercava nelle attività sportive e per il tempo libero, che stavano andando a gonfie vele. Julien scopre un mondo completamente nuovo fatto di caratteri forti e personalità sincere.
Nel 1973, consapevole di volersi concentrare sui prodotti e sui clienti, piuttosto che sulla gestione finanziaria, Julien chiama in azienda suo figlio Michel – laureato con esperienza nel mondo delle multinazionali – per razionalizzare la società, caduta nella trappola degli anni del dopoguerra. Per sei anni, Michel aveva cercato di limitare l’attività ai mercati “redditizi”, ridurre i costi di personale, migliorare la produttività, ma dopo due anni di gravi difficoltà, Michel Richard ha presentato istanza di fallimento alla fine del 1983.Durante i negoziati con il tribunale del commercio, Michel Richard in Italia , incontra “WP lavori in corso“, un distributore italiano di capi di moda, e negozia un contratto.
Gli stilisti italiani avevano decretato che gli uomini avevano bisogno di darsi un nuovo mood: erano finiti l’abito scuro, camicia e cravatta e mocassini neri con la suola sottile. Ora è il tempo delle giacche in tweed, pantaloni in velluto a coste e polo. A questo tipo di outfit occorre una bella scarpa con la suola pesante e la scelta ricade sulla Michel della Paraboot.Così si riparte e tutti i vecchi clienti sono pronti di nuovo ad acquistare le collezioni Paraboot
Aprono i primi negozi monomarca e, con l’arrivo di Marc-Antoine in Produzione e di Clémentine nelle collezioni, l’azienda é alla quarta generazione. La storia della famiglia è rimasta fedele alla visione del suo fondatore, Rémy Richard, con la determinazione di assicurare una lunga vita all’azienda e al brand Paraboot.L’azienda si trova sempre ad Izeaux, Isère, ed é divenuta uno degli ultimi emblemi del “Made in France” e delle “scarpe cucite” nel mondo delle calzature.
Paraboot è particolarmente apprezzata in Russia, Giappone e Cina per la sua storia straordinaria, i materiali nobili e le ottime finiture, senza fronzoli. I modelli sono frutto di una costante ricerca di equilibrio e di semplicità e si fondano su un unico principio: sono le scarpe a doversi adattare ai piedi e non viceversa.
Nel corso della sua storia, l’azienda ha scelto di preservare i metodi di produzione più complessi al fine di perpetuare i valori fondanti del marchio: durata, comfort, finiture e fascino senza tempo. Paraboot produce ancora la maggior parte delle sue suole in gomma: un’eccezione nel mondo della calzatura.Altri fattori fondamentali sono dati dalla qualità delle pelli e dalla scelta meticolosa delle concerie.Questo aspetto svolge un ruolo chiave in termini di comfort, elasticità, resistenza, durata ed estetica.Paraboot sceglie solo i pellami migliori. Ogni pelle utilizzata è naturale: nessuna finitura sintetica viene applicata per mascherare i difetti. Ecco perché è possibile osservare la presenza di lievi rughe o imperfezioni e perché due coppie di scarpe non potranno mai essere identiche al 100%. Le scarpe Paraboot sono flessibili e hanno l’incomparabile pregio di non deformarsi:gli artigiani rispettano regole estremamente precise per quanto riguarda lo spessore di ogni elemento ed il processo di vulcanizzazione delle suole.
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Oggi le calzature Paraboot sono presenti in tutto il mondo ed è un brand riconosciuto a livello globale -
VEJA – Materiali organici e trasparenza, aldilà di una semplice sneaker
Pubblicato il 08.12.2024VEJA – Materiali organici e trasparenza, aldilà di una semplice sneaker
Le sneaker VEJA, sono da tutti conosciute oggi come le scarpette più virtuose del Vecchio Continente.
Il marchio VEJA è stato fondato nel 2004 da Sébastien Kopp e François-Ghislain Morillion, due ragazzi fissatissimi di sneaker, di quelli che hanno le edizioni limitate e i pezzi da collezione, preziose e costosissime. Purtroppo però, le sneakers che portiamo ai piedi, hanno processi produttivi complessi ed inquinanti: pensiamo solamente al numero di pezzi, materiali e cuciture in ogni paio; per non parlare delle colle, dei siliconi e dei pezzi in gomma prodotti chissà come e a quale prezzo di manodopera ed inquinamento. Indagando sul processo di produzione, sui materiali e sui costi che ogni scarpetta cela dietro di sé, Sébastien e François hanno cercato una scelta più etica, purtoppo senza trovarla. L’offerta sul mercato di sneaker“eco-friendly” presentava, in effetti, modelli poco attraenti per due ragazzi così abituati al design contemporaneo, sempre alla ricerca di uno stile urbano unico e ricercato.Ecco allora che i due ragazzi, spinti da questa fortissima esigenza, fondano un loro marchio con l’ambizione (riuscitissima) di produrre scarpe eco-friendly, ma che fossero comunque stilose e ricercate. VEJA nasce quindi come un marchio di scarpette che rispetta diritti umani ed ambiente, facendo la differenza in campo economico, sociale ed ecologico, utilizzando tecnologie avanzate e commercio equo.
In 10 anni, VEJA ha re-inventato la produzione di una sneaker, facendo piccoli, importanti passi e nonostante abbiano costi di produzione più alti della media, pagando le materie prime dal 30% al 100% in più, registrano utili sempre positivi di anno in anno.In pochissimo tempo, VEJA, ha moltiplicato la sua produzione, iniziata con 5mila paia, arrivata già nel 2010 a 125mila. Un successo assicurato dalla crescita esponenziale di consumatori critici, da clienti attenti all’etica umana e ambientale, che premiano il brand senza che esso spenda un solo soldo in pubblicità.
Le sneaker VEJA sono create utilizzando materiali riciclati, come gli scarti di cotone dell’industria della moda, la juta, il poliestere.Nello specifico, i materiali utilizzati per la creazione delle sneckers VEJA sono:
- cotone organico per le scarpe in canvas
- gomma naturale (wild rubber) dall’Amazzonia
per le suole, cioè la gomma raccolta tramite incisione, quella che
noi chiamiamo caucciù.riale di queste piante.
rete “B-Mesh” (=Bottle Mesh): un materiale leggero, traspirante e waterproof realizzato riciclando bottiglie di plastica, ogni paio di scarpette VEJA ricicla 3 bottiglie. - rete “J-Mesh” : un tipo di canvas in juta, che mette insieme questa fibra tradizionale della regione amazzonica con cotone riciclato, ottenendo un materiale resistente, antistatico, traspirante e termoregolatore.
- tinture vegetali ed ecologiche senza
l’utilizzo di cromo
pelle: il brand sta lavorando per avere un completo controllo della filiera produttiva: dalla nutrizione all’allevamento degli animali
emissione di CO2 al minimo scegliendo sempre il trasporto su acqua ed eliminando così le emissioni inquinanti.
packaging in cartone riciclato - Anche la distribuzione e la logistica seguono i medesimi ideali. Atelier Sans Frontieres, che si occupa di magazzino e spedizioni, aiuta le persone riabilitandole nel mondo del lavoro, contribuendo al progetto aziendale eco-solidale; che oggi vanta 3 milioni di pezzi venduti e la presenza in oltre 1500 boutique in tutto il mondo.
VEJA crea collezioni di scarpe ecologiche anche per i più piccoli, riconoscibilissime per la presenza della V, rappresentanto un prodotto green e al contempo di tendenza, sia per i più piccoli che per i grandi.VEJA è la dimostrazione piena di come si possa scegliere delle strade alternative, di come si possa cominciare a cambiare il mondo fornendo un esempio virtuosissimo di branding.
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Cheap Monday: dal negozio aperto solo nel week end al brand internazionale
Pubblicato il 08.12.2024Cheap Monday: dal negozio aperto solo nel week end al brand internazionale
Ci sono brand di fashion che hanno alle spalle storie davvero curiose che vale la pena raccontare. Non esiste modo migliore dell’attenzione allo storytelling per omaggiare la creatività di chi, magari per caso, si lascia prendere da un’idea e la trasforma in un business che ha successo a livello internazionale e aiuta tantissime persone a definire il proprio stile e a sentirsi a proprio agio con un determinato capo addosso.Cominciamo quindi a raccontare la storia di Cheap Monday e per farlo andiamo in Svezia, per la precisione nei sobborghi di Stoccolma, una città dove la creatività, soprattutto per quanto riguarda il design, non è certo un dettaglio secondario.
Siamo nel 2004, un anno decisamente pre social e durante il quale non si parla ancora di fashion blogging e di fast fashion come fenomeno fondamentale per gli utenti finali, che possono soddisfare le proprie esigenze di fashion con capi attenti alle tendenze ma economici.
Ci sono brand di fashion che hanno alle spalle storie davvero curiose che vale la pena raccontare. Non esiste modo migliore dell’attenzione allo storytelling per omaggiare la creatività di chi, magari per caso, si lascia prendere da un’idea e la trasforma in un business che ha successo a livello internazionale e aiuta tantissime persone a definire il proprio stile e a sentirsi a proprio agio con un determinato capo addosso.Cominciamo quindi a raccontare la storia di Cheap Monday e per farlo andiamo in Svezia, per la precisione nei sobborghi di Stoccolma, una città dove la creatività, soprattutto per quanto riguarda il design, non è certo un dettaglio secondario.
Oggi sono cambiate tantissimo le cose eil piccolo negozio vintage, diventato nel 2005 uno store in centro a Stoccolma aperto tutta la settimana, è un marchio internazionale che è stato acquisito nel 2008 dal colosso H&M.Quella che rimane intatta è la riconoscibilità immediata dei capi di questo brand, che sono una mano tesa a una moda giovane che non rinuncia alla raffinatezza di quei piccoli dettagli che rendono unico un capo e che ne fanno un’alternativa perfetta sia per un appuntamento galante sia per un aperitivo con gli amici, che può trasformarsi, chi lo sa, in un’occasione di lavoro.
Sì, stiamo parlando di un mondo che si nutre di creatività e che parla a un pubblico di giovani creativi, entusiasti, alla ricerca di una moda capace di adattarsi alla frenesia della vita contemporanea, durante la quale è però possibile ritagliarsi dei piccoli spazi di relax con le persone più importanti e con i sogni che, come nel caso di Cheap Monday, – vieni a vedere la selezione per uomo e per donna– da piccole idee possono trasformarsi in progetti internazionali.
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Alpha Industries: storia di un brand simbolo dell’abbigliamento militare
Pubblicato il 08.12.2024Alpha Industries: storia di un brand simbolo dell’abbigliamento militare
Esistono brand che solo quando vengono nominati aprono un vero e proprio mondo. Questo è il caso di Alpha Industries, un marchio storico che è da tempo sinonimo di abbigliamento militare di qualità. Per parlare della sua storia dobbiamo tornare indietro al 1959, anno che ha aperto il decennio del boom economico e, per quanto riguarda gli USA, del conflitto in Vietnam, che ha portato negli USA una temperie di contestazioni e di nuovi stimoli culturali.In questo contesto internazionale chiave nasce un marchio che in poco tempo diventa celebre negli USA e nel mondo. Alpha Industries è infatti il fornitore ufficiale dell’abbigliamento delle Forze Armate USA. Sì, questo brand nato in Tennessee è riuscito in poco tempo a entrare nella mente dei clienti grazie in particolare alla qualità dei capi e alla loro riconoscibilità.
Tra i capi che hanno fatto la storia del marchio è possibile ricordare il bomber, amatissimo dai giovani degli anni ’90 e tornato in auge negli ultimi anni soprattutto per la moda maschile, che lo abbina anche a capi classici come i jeans.I giubbotti Alpha Industries, considerato il loro successo, vantano numerosi tentativi di imitazione. C’è chi pensa che tutto questo sia sinonimo di un processo che non delude e che per questo viene richiamato da altri brand e chi, giustamente, vuole cautelarsi e pretende la sicurezza totale quando acquista un giubbotto Alpha Industries.
Tenendo fermo il fatto che su Odd lot è presente una gamma molto ampia di giubbotti Alpha Industries, possiamo dire che la prima cosa da controllare per vedere se si è davanti a un vero giubbotto Alpha Industries è la presenza delle tre barre, segno inequivocabile dell’originalità del capo.In secondo luogo è opportuno osservare le tasche. Nel caso dei modelli reversibili, infatti, è possibile trovare un marchio del brand anche lì. Da non dimenticare è poi la consistenza del tessuto, che risulta particolarmente pesante al tatto.
Sapete qual è un’altra peculiarità che rende unici i giubbotti Alpha Industries? La presenza di micro tasche dalla forma stretta e lunga sulle braccia. Si tratta di un dettaglio non da poco, che ci riporta alla funzione primaria dei giubbotti Alpha Industries e alle necessità dei piloti, che avevano bisogno di avere sempre a portata di mano dei proiettili traccianti.
Abbigliamento Alpha Industries: non solo giubbotti
I giubbotti sono diventati in poco tempo il simbolo del brand Alpha Industries, ma non sono l’unico capo di abbigliamento commercializzato da questo marchio. Chi vuole indossare la storia della moda americana può infatti optare per t-shirt caratterizzate dalla stampa evidente del marchio del brand.
Praticità ed essenzialità in un solo outfit: queste le caratteristiche principali dei capi Alpha Industries, che permettono all’uomo attento al fashion di non lasciare nulla al caso quando si tratta di vestirsi con stile e di omaggiare dei motivi iconici come quelli legati alla moda militare.Ovviamente si tratta di un approccio molto casual, ma che proprio per questo aiuta ad aprire un vero e proprio mondo sullo stile e sui gusti personali di chi decide d’indossare capi importanti, riconoscibili, immediatamente connotabili.
Sì, ci vuole coraggio e carattere per indossare capi con una storia importante e il caso di Alpha Industries ce lo ricorda ogni giorno grazie a bomber grintosi, perfetti sia per l’armadio della donna sia per quello dell’uomo.
I dettagli urban chic hanno sempre il loro perché e permettono di vestirsi in maniera inconfondibile!
Per fortuna che il successo di brand come Alpha Industries, che ha fatto di questo approccio una fortuna, continuano ad avere successo dopo più di cinquant’anni di storia. -
Giubbotti per l’autunno e l’inverno 2016: cosa ci raccontano le tendenze
Pubblicato il 08.12.2024Giubbotti per l’autunno e l’inverno 2016: cosa ci raccontano le tendenze
Il giubbotto è un capo fondamentale nell’armadio degli uomini, così come in quello delle donne, che possono interpretarlo in maniera tanto creativa quanto sensuale. Si tratta di un capo di abbigliamento che racconta in maniera molto precisa i gusti di chi lo porta.Da come viene abbinato un giubbotto, specie se di pelle, è possibile capire se ci si trova davanti a una persona che vuole mettere in risalto il suo lato più dolce e romantico o se si ha a che fare con qualcuno che, invece, preferisce dare spazio alla grinta.
Comunque lo si porti il giubbotto è un capo bellissimo, che resta sempre in primo piano nelle collezioni e nella creatività dei grandi brand. Sì, si può proprio dire che nonostante le rivisitazioni creative non passi mai di moda.
Cosa dicono le tendenze in merito per l’autunno e l’inverno 2016? Ok, avete ragione: dalle passerelle internazionali che hanno scritto le ‘regole’ di stile principali per la prossima stagione fredda di mesi ne sono passati, ma è sempre utile fare un ripasso prima degli acquisti. Non trovate? Perfetto! Allora possiamo iniziare ricordando che il giubbotto in pelle sarà uno dei protagonisti della moda del prossimo autunno/inverno.
Con un ritorno potente dei motivi estetici e creativi degli anni ’80 e ’90 il chiodo fa da padrone, soprattutto per quanto riguarda la moda donna. In che modo è meglio portarlo? Qui davvero si può spaziare, partendo da un chiodo in pelle sobrio per arrivare a modelli decisamente più creativi e decorati con borchie, impunture e pailletes.
Le amiche che vedono il chiodo come un capo fondamentale per esprimere la loro sensualità possono tirare un sospiro di sollievo perché tra gli altri must have della prossima stagione ci sono i cuissard, gli stivali altissimi al ginocchio che, se abbinati a un giubbotto di pelle nera anche perfettamente sobrio, permettono di creare outfit da capogiro, perfetti per un appuntamento galante o per un aperitivo con gli amici.
Se pensate che le tendenze riguardanti i giubbotti per la stagione autunno/inverno 2016 siano finite qui vi sbagliate! Ci siamo concentrati su un grande classico come il giubbotto di pelle, per dare spazio ai consigli perfetti per chi ama lo stile anni ’80 e, tra un impegno e l’altro, si concede una bella gita in moto con il vento tra i capelli.Ovviamente ci sono tantissime altre alternative e tra queste è possibile ricordare il ritorno del bomber in stile college, perfetto per chi ama vestirsi in maniera spiritosa e giovanile per vivere comodamente e con spensieratezza gli impegni in città (si tratta di uno stile che può essere sfoggiato anche in occasioni formali se si fa attenzione al trucco e agli accessori).
I grandi brand hanno portato il giubbotto in stile college sulle passerelle internazionali nei mesi scorsi privilegiando la tinta unita. Tanta attenzione è stata dedicata anche a modelli extra large e lurex. Insomma, le alternative per mettere in risalto il giubbotto nella prossima stagione autunno/inverno sono davvero tante.Si può addirittura affermare che ci sia l’imbarazzo della scelta e che la moda tenda la mano a diversi tipi di donna, che interpretano la moda mettendoci cuore, cervello e voglia di distinguersi nella propria unicità. Cosa dire invece della moda uomo? Che consigli sono arrivati nei mesi scorsi dalle passerelle internazionali?
L’uomo proposto dai grandi stilisti è elegante ma non affettato e, per quanto riguarda i giubbotti – su Odd lot puoi trovare giubbini da donna di qualità e all’ultima moda – spesso li sceglie in pelle abbinandoli a capi di tessuto (molto apprezzata dagli addetti ai lavori che hanno assistito alle sfilate è stata l’associazione tra giubbotto di pelle e maglione nero).Adesso non resta che scegliere il giubbotto perfetto per la stagione fredda 2016 e abbinarlo con tutta l’attenzione che merita questo capo fantastico!
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Red Wing, anatomia di una scarpa
Pubblicato il 08.12.2024Red Wing, anatomia di una scarpa
- TAGLIO.
Il processo di calzatura, in gran parte immutato dalla nascita di Red Wing, inizia con il taglio della pelle per la scarpa. Le “taglia piastrelle” altamente addestrate stendono con attenzione le fustelle su ogni pelle. Poiché non esistono due lati di pelle uguali, selezionare le parti migliori per le scarpe Red Wing è un’arte che può essere eseguita solo da esperti artigiani. - MONTAGGIO.
I pezzi di pelle tagliati destinati alla costruzione di una Red Wing sono cuciti insieme per formare la parte superiore della scarpa, quindi un’attenta coordinazione occhio-mano è richiesta dai nostri abili operatori di macchine da cucire. Le stesse macchine da cucire puritane che hanno svolto il lavoro quando è stata fondata l’ala rossa Red Wing sono ancora oggi utilizzate. - DURATA
Durante il processo di avvio, la tomaia montata viene tirata sulla scarpa per dare alla scarpa la forma e la forma finali. Il guardolo in pelle è cucito insieme alla tomaia e alla soletta in pelle utilizzando il tradizionale processo di costruzione del guardolo Goodyear brevettato nel 1869. - FONDO
La suola è cucita o incollata all’intersuola, completando il processo di calzatura Red Wing shoes. - GOODYEAR WELT
CONSTRUCTION.
La maggior parte degli stivali da lavoro Red Wing Iron Ranger sono realizzati con la costruzione del guardolo Goodyear. Questo processo di costruzione tradizionale è stato brevettato nel 1869. Questo metodo elaborato di cucitura di un guardolo sottile in pelle insieme alla tomaia e alla soletta in pelle produce scarpe della migliore qualità, sia durevoli che confortevoli. La costruzione del guardolo rende anche possibile la risoluzione degli stivali, garantendo un uso continuo e a lungo termine. - FINITURA SCARPA
Tutte le Red Wing scarpe vengono attentamente ispezionate due volte prima di essere caricate nelle scatole da scarpe. A seconda della pelle, ogni scarpa viene pulita, lucidata, spazzolata e rifinita da una squadra di esperti calzaturifici.
- TAGLIO.
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CLOSED: dagli anni 80, un jeans donna icona di stile
Pubblicato il 07.12.2024CLOSED: dagli anni 80, un jeans donna icona di stile
Nel 1978 nasceva dall' intuizione dell' imprenditore Aldo Ciavatta il brand di abbigliamento in denim divenuto un tormentone nei primi anni '80 grazie al talento di Marithé et François Girbaud.
Lo storico marchio francese ha rivoluzionato uno dei capi d’abbigliamento più utilizzato di quegli anni, ovvero, il jeans. Con i loro lavaggi rivoluzionari e la comunicazione d' impatto affidata al regista Jean Luc Godard i due stilisti hanno lanciato il marchio a livello internazionale.
Il nome del brand è legato indissolubilmente all'invenzione dello stone-washed e la consacrazione avvenne con la realizzazione del jeans perfetto, affidata ai noti stilisti francesi, Marithè e Francois i quali presero ispirazione dalla divisa dei postini bavaresi che, usando la bicicletta, avevano bisogno di un pantalone più corto e stretto alla caviglia.
Nacque così il mitico Pedal Pusher, jeans donna dalla forma inedita pensata appunto per non far impigliare i pantaloni nella catena della bicicletta.
Da allora il pedal pusher è divenuto un capo di abbigliamento icona de marchio CLOSED, che dagli anni 80 fino ad oggi ha vissuto tantissime rivisitazioni e collaborazioni, rimanendo nell’immaginario di tutte le fashion victim e consacrato definitivamente da Sarah jessica Parker, che ha indossato una versione di jeans donna creata dalla maison appositamente per lei nel film Sex and the City 2.Nel 1992 il marchio diventa tedesco e i consoci proprietari di Closed: Gordon Giers, Hans Redlefsen e Til Nadler, ridefiniscono lo stile del brand dal sapore internazionale e dal look sofisticato.
Attualmente le proposte delle collezioni CLOSED, vanno dai classici jeans donna blue, ai modelli colorati, neri, caratterizzati da lavaggi forti ed effetti usati proposti anche su capi come felpe e t-shirt.
Con lo stesso amore, dedizione e passione che li contraddistingue da sempre, Closed realizza un dress up variegato che presenta maglioni lavorati a intreccio, cardigans a righine e pull-over in cashmere, accanto ad abiti dal gusto più classico e pantaloni d'ispirazione militare in flanella, tutto scegliendo sempre i migliori materiali e tessuti, dal denim alla lana, dalla seta al cashmere.
Il look è arricchito da accessori come guanti di gusto vintage, sciarpe morbide e cinture di pelle, dedicando passione e creatività ad ogni singolo pezzo realizzato.CLOSED realizza abbigliamento con cui vivere ogni giorno; ecco perché lavorano con materiali di qualità che dura nel tempo, rendendo ogni pezzo moderno, ma senza tempo; alla moda ma confortevole.
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Orgogliosa delle proprie origini e del proprio patrimonio, ma con uno sguardo sempre attento al futuro, Closed unisce perfettamente funzionalità e innovazione, ricerca continua di materiali, lavaggi, trattamenti, tagli e fits assolutamente originali. -
SEMPACH: dalle parate militari alle collezioni di moda
Pubblicato il 06.12.2024Siamo nel maggio 2003, esattamente il giorno 1 ed i membri del Swiss Cycle Regiment (reggimento svizzero) andarono con orgoglio in parata per l'ultima volta.
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Questo glorioso reggimento, dopo 112 anni di onorato servizio, è noto per un impressionante record: la più longeva bicicletta della storia civile e militare.
Questa storica bicicletta, la "Ordonnanzfahrrad MO 05" è stata effettivamente in uso per tutto il XX secolo e racchiude tutta la filosofia di design svizzero. Per la realizzazione di questa mitica bicicletta, sono stati usati materiali e metodi di costruzione eccellenti.
Nel 2005, appena due anni dopo la storica sfilata a Sempach, un giovane ragazzo di Basilea, Christian Wernle ebbe la brillante intuizione di rielaborare in chiave fashion design i punti di forza di un vecchio sacco a pelo acquistato ad un mercatino delle pulci. Avendo in mente la storica sfilata e in particolare il famoso reggimento svizzero, decise di realizzare, partendo da quella base di tessuto militare, una vasta gamma di capi di abbigliamento originali e contemporanei, rappresentativi di quella funzionalità irreprensibile densa di essenzialità. Quello fu' l'inizio. Una caratteristica su tutte: il tessuto trapuntato.
Dieci anni dopo, quella brillante intuizione, Sempach torna alle sue radici e con un’ ispirazione rinnovata e guida la creazione della collezione Sempach realizzando un prodotto pulito e dal design accattivante. Il progetto è funzionale e razionale; il nome rievoca il campo di battaglia storico, ma il design è un ottimo concentrato di contemporaneità ed estetica: una collezione di capospalla avvolgenti e dalla perfetta vestibilità. Uno spunto e' stato preso anche dai famosi zaini dell'esercito svizzero e la stessa lana utilizzata per fare le coperte militari e' stata adoperata per la produzione dell’abbigliamento e in particolare per dar forma al gilet interno delle giacche..
Tutti i nuovi tessuti e dettagli sviluppati appositamente per il progetto, si sono ispirati al rigore e alla funzionalità degli equipaggiamenti dell'esercito. Partendo da un campo di battaglia, ispirandosi all’esercito svizzero come punto di partenza, quella di Sempach è una storia destinata ad essere ricordata nel tempo ed evocata ad ogni collezione. Capi di abbigliamento funzionali, esteticamente perfetti e adatti ad ogni look. -
Raincoat STUTTERHEIM: un ricordo intramontabile di famiglia
Pubblicato il 04.12.2024Raincoat STUTTERHEIM: un ricordo intramontabile di famiglia
Se quella che stiamo per raccontarvi fosse la storia di un romanzo, o la narrazione di un film, vi terremmo incollati per conoscerne il finale; e invece non c’è nulla di inventato nella storia di un brand divenuto un successo e che nasce dai sentimenti più profondi, dalle emozioni più vere e dai ricordi di famiglia più intimi di un ragazzo svedese che ha saputo nel giro di un anno, trasformare la propria malinconia e i propri pensieri, in un progetto di successo.
Una storia, quella di STUTTERHEIM che fa venire voglia difare, di creare, di inventare... che fa venire voglia di guardare dentro noi stessi e di trovare la giusta ispirazione per imitarne il percorso.
Siamo nel 2010 e Alexander tira fuori da un vecchio capanno di famiglia, un impermeabile appartenuto al nonno, che lo aveva in dotazione per affrontare la dura pesca nei mari del nord.
Uomo dal grande temperamento (come lo ricorda direttamente il nipote), affrontava la pesca come si affronta la vita, con tenacia e forza, anche con i più brutti temporali e il mare burrascoso. Ecco che allora in quel momento tutti i ricordi riaffiorarono nella mente di Alexander Stutterheim che volle subito indossare quell’impermeabile. Alexander lo descrive come un capo di grande fascino e molto funzionale ma con una vestibilità enorme... Da lì, l’intuizione di reinventare una versione aggiornata e contemporanea di quel vecchio capo.
Un tributo a suo nonno e al suo amore per la vita.
Acquista un pezzo di tela cerata e utilizzando il vecchio modello del nonno come guida, ne disegna uno dallo stile più moderno e destinato a vestire uomini e donne contemporanei.
Realizza i primi capi in collaborazione con delle sarte di una piccola fabbrica tessile, dove capisce immediatamente che quegli impermeabili dovevano assolutamente essere handmade.
E ancora oggi le sarte confezionano, controllano, numerano e firmano personalmente ogni capo.
Dopo aver venduto i primi 200 pezzi direttamente l'interno del suo appartamento, Alexander Stutterheim decide di spostarsi in un luogo più adatto fondando così il primo show room di un brand destinato al successo.
Scelta dei materiali, ricerca di forme nuove, attenzione ai minimi dettagli di lavorazione fatta a mano, sono le caratteristiche di un raincoat, nato come tributo di famiglia e divenuto un capo di tendenza.“Sono molto felice (anche se la nostalgia riaffiora di tanto in tanto) di essere riuscito a riportare in vita il vecchio impermeabile di mio nonno. Un capo da indossare in campagna, al mare o anche solo per una passeggiata in città. Ora è possibile essere eleganti anche se il tempo è brutto.”
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(Alexander Stutterheim)
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