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McQ gotico, romantico, provocatore

Pubblicato il 08.12.2024

McQ: gotico, romantico, provocatore

Dal nuovo banner del marchio McQ si intravedono, nascosti sotto la banda nera, le restanti lettere del nome dello stilista fondatore del brand Alexander McQuenn

A lui sono stati attribuiti negli anni tantissimi appellativi; al contempo genio creativo, maledetto, inquieto, gotico e romantico, ammirevole, disturbato, provocatore… Di certo se siamo oggi qui ancora a parlare di lui, a quasi dieci anni dalla sua triste scomparsa, è perché Alexander McQueen era senza dubbio un artista brillante capace di sorprendere l’intero star system scioccando il mondo intero con le sue sfilate incredibilmente inquietanti.

La forza delle sue idee, lo ha fatto ribattezzare l’“hooligan” della moda per le sue creazioni oniriche, avveniristiche, poetiche, al limite dell’assurdo.

Sesto e ultimo figlio di un tassista, Lee Alexander McQueen nasce nel quartiere popolare di East London; lascia la scuola all’età di 16 anni per entrare subito nel mondo del lavoro. Dopo aver lavorato per Savile Row, per Gieves & Hawkes e per i celebri costumisti teatrali Berman & Nathans, all’età di 20 anni si trasferisce a Milano per lavorare per Romeo Gigli.  Emblematico del suo carattere è un aneddoto raccontato dallo stesso Romeo Gigli  in una recente intervista. Dopo averlo sgridato e avergli dato indicazioni su come cucire una giacca, McQueen aveva eseguito gli ordini, ma in una cucitura, di nascosto, aveva inserito una scritta rivolta a lui: “Fuck you”.

Dopo essere rientrato nella sua amata città, con la forte volontà di migliorarsi, nel 1996  subentra nella maison di Givenchy al posto di John Galliano, chiamato alla guida della direzione artistica del noto marchio; una collaborazione che si protrarrà fra alti e bassi fino al 2001, anno in cui McQueen sceglie di recedere  dal contratto, attraversato da una forte incertezza creativa e intrappolato dai rigidi canoni conservatori  della haute couture francese. 

Durante questo periodo egli consolida il suo progetto di  sviluppo del suo marchio originario allestendo un ufficio stile a Londra, di cui già nel 2000 il gruppo Gucci detiene il 51% . Inizia il periodo più felice e produttivo dello stilista inglese. Tra le sue sfilate e collezioni indimenticabili dell’epoca,ricordiamo quella del 1999 in cui l’atleta Aimee Mullins, amputata delle gambe, solca la passerella su protesi in legno mentre dei robot spruzzano vernice per automobili su capi bianchissimi.

McQueen mantiene alto il livello della tensione, con abiti preziosi, stampe teschio che diventeranno uno dei suoi marchi di fabbrica e temi presi dal mondo vegetale.

Come dimenticare inoltre la celebre sfilata Plato’s Atlantis, la sua ultima prima del suicidio. In quell’occasione lo stilista fa sfilare donne che sembrano alieni, con le famose scarpe Armadillo ancora oggi cercatissime.

Non è necessario essere esperti di moda per accorgersi che McQueen non amava le mezze misure. Dalla provocante scelta di materiali,  alla complessa costruzione dei suoi capi, ogni abito riscrive il concetto di bellezza tradizionale. Le sue creazioni , sono“aggressive, parlano di disastri, guerre, morte, rovine. Sono esattamente come i tempi che viviamo. Possono anche essere romantiche, come i tempi che non riusciamo più a vivere. Ma sempre e ogni volta per le mie presentazioni è come se dovessi uscire da un buco nero per mostrare il lato positivo.”  (A.McQueen). 

Nel 2005 McQueen fonda il marchio contemporaneo McQ by Alexander McQueen. McQueen voleva creare una collezione “più giovane”, un po’ “meno sofisticata”, ma anche “più specialistica”.

Ciononostante la vita di Alexander McQueen viene offuscata da una terribile forma di depressione che coinvolge il suo animo interiore, compromette la sua emotività e la sua sensibilità, stravolte da una serie di eventi infausti che lo segnano nel profondo trascinandolo in un vicolo cieco dal quale non troverà mai uno sbocco da cui riemergere.A seguito della perdita della sua migliore amica e musa ispiratrice Isabella Blow, e poi della sua amatissima mamma,la sua depressione si aggrava e  l’11 febbraio 2010, Alexander McQueen si toglie la vita, impiccandosi nel suo appartamento.

Il marchio ancora oggi fa parte del polo del lusso Kering, sotto la direzione artistica di Sarah Burton, collaboratrice di McQueen dal 1996. Sarah Burton dirige anche l’intera collezione della linea McQ Alexander mcQueen,  rientrata dal 2010 sotto l’intera gestione della griffe dopo una licenza di cinque anni con l’italiana Sinv S.p.A.  McQ distilla la visione del direttore creativo Sarah Burton in collezioni che incarnano una giovane Londra urbana. McQ clothing prende riferimento dalla sottocultura giovanile britannica;  i suoi capi d’abbigliamento sono strutturati e allo stesso tempo informali, incorporando spesso dettagli sportivi con dettagli da sartoria quasi a sovvertire lo stile classico con materiali inaspettati. Il marchio incarna il carattere del ragazzo e della ragazza ribelli, giovani e irriverenti.

“Per avere successo come designer servono tre qualità: avere incubi frequenti, ricordarseli e saperli disegnare” (L.A. McQueen)

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